Zia Lilly

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Bio della Storia

La sorella più grande di mia madre è morta una decina di anni fa, si chiamava Lilly. Era una donna di una straordinaria bellezza. Aveva dei tratti molto fini, aristocratici e, benché minuta, aveva una straordinaria forza di carattere. Si era sposata in prime nozze con un nobile, il marchese Xenix dal quale ha avuto un figlio. Rimasta vedova si era sposata poi con il conte Aironi, che abitava in una bellissima villa situata ai piedi del Monte Pellegrino, di Palermo, ai margini del parco della Favorita. Le cene sul terrazzo rivestito di mattonelle in ceramica della sua magnifica villa a Palermo erano leggendarie. Di certo la zia convocava per l’occasione degli ottimi chef che conoscevano bene il loro mestiere; tuttavia, è difficile dire se il fascino dell’insieme era dato più dalla bontà delle pietanze e delle vivande oppure dall’atmosfera fiabesca di quello splendido terrazzo panoramico con tante persone in vista. La sua villa di Fontanarosa fu usata da Luchino Visconti per girare alcune scene de “Il Gattopardo” tratto dal romanzo di Tommasi di Lampedusa. Amava molto il mare e spesso se ne andava in barca in posti assolati e poco affollati.
Con la sua avvenenza, il suo carattere e la sua posizione sociale la zia ha frequentato molte persone importanti delle quali mi ha a lungo raccontato. Fra questi c’è un matematico, un professore, genio della sua materia, che con lei strinse un legame di amicizia profonda.
Purtroppo, dopo pochi anni dal suo secondo matrimonio la zia perse un’altra volta il marito e da allora non si è più sposata. Naturale che dopo alcuni anni di una vita sempre piuttosto agiata, con autista e servitù, iniziassero a scarseggiare i denari, ma la zia, con la sua proverbiale fortezza iniziò a interessarsi e poi a rappresentare titoli e fondi comuni d’investimento che, anche grazie alle sue amicizie, provvide a distribuire sul territorio, con ottimi risultati. Non si può dire lo stesso di molti altri nobili decaduti che non hanno avuto la forza di rialzarsi.
Fu lei a notare per prima la mia passione per la scrittura, quando, accoccolato nel piano inferiore del mio letto a castello, mi vide scrivere sul cartoncino delle scatole aperte di sigarette, denominandomi poi “il piccolo Leopardi” e regalandomi libri che potessero permettermi di coltivare la passione per la lettura e la scrittura.
Di lei mi ricordo alcune particolari espressioni, come ad esempio, al posto del grazie: “non ti ringrazio, perché chi ringrazia, si disobbliga”; oppure dopo un viaggio in macchina con me al volante; “mi hai portata come un bicchier d’acqua”. Erano espressioni semplici, ma che davano un’idea della sua nobiltà d’animo.

Posizione

  • La mia posizione
    Palermo, Palermo, Italia

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