Bio della Storia
Quando decidemmo con la mia famiglia di trasferirci a Napoli ero tanto contento. Mio padre mi aveva reso simpatica Napoli attraverso le canzoni napoletane che cantava in macchina quando eravamo in viaggio e poi perché si capiva da tutto quello che diceva dei napoletani che era gente molto simpatica e con la quale era piacevole stare. Certo, si riferiva più che altro agli aspetti di colore, perché per quanto riguardava il lavoro aveva un concetto diverso non del tutto positivo. A distanza di anni posso confermare che è vero: Napoli è unica, basta guardare ai cartelli assurdi che integrano la segnaletica stradale, come ad esempio dove occorreva mettere i rifiuti lasciati per strada (irriferibile) oppure il lavoro che svolgeva la mamma di chi faceva fare la pipì ai cani ovunque, oppure l’avviso di chi acquista tutto tranne le mogli… Diverso è il discorso sulla capacità di sottoporsi alle regole e a lavorare in team. In ogni caso ero certo di essere arrivato in una città unica ed arrivai ad accettare una sfida a dir poco rocambolesca, pur di riuscire a coronare il sogno di diventare napoletano. Non è per tutti. Napoli è un liquore ad alta gradazione o, se si preferisce, una bella donna un po’ vistosa, che però non si concede facilmente se non a chi ha iniziato a capirne il mood.
I primi tempi lavoravo in una zona molto popolare, tuttavia giravo molto e, alla fine, vidi che a Napoli il mare non è facile vederlo. Capitano settimane e settimane che, se non lo cerchi di proposito, non lo vedi. Un mio amico mi ha raccontato che a volte, in un gesto di benevolenza, portava i bambini dei quartieri interni alla città a vedere il mare e scoprì che alcuni non l’avevano mai visto!
Napoli ha un’accoglienza e un calore umano che da altre parti te li sogni, ma di certo, pur essendo importante, non ci si può accontentare di questo.
Napoli è si la città della pizza, del babà e della sfogliatella, ma anche la città di tante attività famose in tutto il mondo, ad esempio nell’industria e nella moda che hanno un valore ancora maggiore considerato lo sforzo che un imprenditore meridionale deve applicare per raggiungere gli stessi risultati del collega settentrionale.
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