Papà

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Bio della Storia

Non riesco a esprimere dovutamente la grandezza di mio padre e il debito di riconoscenza che ho nei suoi confronti. Per forza, direte, è tuo padre! Non è così scontato, perchè davvero mio padre riunisce una serie di qualità difficilmente comparabili: alto, un metro e 87, che visto che è siciliano deve averlo fatto il più alto o fra i più alti della sua classe a scuola. Bello come un attore del cinema. Intelligente, laureato col massimo dei voti all’università e poi vincente più volte al lavoro. Generoso, forma una famiglia con sette figli insieme a mia madre e appoggia diverse persone in difficoltà che hanno chiesto il suo aiuto. Sicuramente centrato sul lavoro, ma presente anche in famiglia. Probabilmente mai riuscirò a estinguere questo bel debito che avverto e forse è giusto che sia così. Mi ha dato sicurezza quando ho inziato a fare i primi passi, mi ha corretto quando stavo per andare fuori strada. Mi ha sorretto nei momenti di sconforto. Mi ha costruito una casa attorno, perchè fossi protetto dal vento e dalle intemperie. Ha amato mia madre e insieme ci hanno fatto sentire casa. Mi ha tenuto una mano sulla testa quando pensavo di essere onnipotente e di poter fare tutto il cavolo che mi pareva. Quando guardo le sue mani non riesco a non commuovermi pensando a tutto quello che sono state in grado di fare per me e non solo per me. Non si può credere quanto sia stato fatto in termini di sacrifici personali per far venire fuori una famiglia come la mia.
Poesia – Le mani di mio padre
Grandi
Bianche
Di sangue nordico
Nonostante i natali siculi
Quegli occhi azzurri
Il quasi metro e novanta
Non sono frequenti in Sicilia
Eppure, un po’ di questi tipi ci sono
Da qui sono passati gli arabi
Ma anche i normanni e gli angioini
Da qualche ceppo di questi
Deve essere venuto fuori mio padre
Biondo da bambino
Scuro da ragazzo e uomo
E adesso bianco
Nei capelli e nella carne
Mai esposta volentieri al sole.
Come faccio a non guardare
Con gratitudine quelle mani?
Che hanno preso mia madre
Quando sembrava perderla
In America
E l’hanno stretta a sé Ah
Regalandole tanti figli
E dedicandosi fortemente
Decisamente al lavoro di banca
che egli dice sterile
Queste mani
Che talvolta mi hanno punito
Più spesso mi hanno sorretto
E comunque mi hanno sorretto
Ora che sono grande anch’io
A vedere quelle mani mi commuovo
Non solo perché a volte tremano
Ma perché vi sono legato
Come la patella allo scoglio
Da quelle mani provengo
A quelle devo tutto
Che tremenda responsabilità
Hanno le mani di un padre
E che pena rendersi conto
Che alcuni non lo riconoscono
Non tutti sono all’altezza
Di essere padre
Non tutti sono all’altezza di essere uomo
O donna
Non si arriva ad essere uomo o donna
Fino a quando non si apprezza il valore dell’umiltà
Anche in questo vedo la grandezza di mio padre
Che dopo essere stato ai vertici del suo lavoro
Adesso riesce a fare pace
Con i limiti irrimediabili dell’età
(Foto di Derek Owens da Unsplash)

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